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29 - San Pietro in Valle-Spoleto - 26 Km
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Monteluco

La Via Francigena di San Francesco conduce da San Pietro in Valle a Spoleto passando per il Convento di Monteluco.
Lasciata l'abbazia proseguiamo per un sentiero in faticosa salita che porta sul Monte Fionchi, 1337 metri sul livello del mare. Ci si sposta poi a destra lungo una strada sterrata che porta all'abitato di Cese.
Monteluco - Affresco
Il sentiero si immette quindi sulla mulattiera che conduce dal Monte di Patrico, passando per Castelmonte, al sacro convento di Monteluco. Sono circa 4 ore di cammino in parte nella selva della Valnerina, in parte sulla cresta sommitale senza alberi, e infine nella foresta di lecci che porta a Monteluco.

Nella cornice naturalistica di questo convento francescano si inserisce una vicenda sacrale-religiosa di antichissime origini.
Monteluco - Convento Primitivo
Il nome deriva da Lucus, “Bosco Sacro” a Giove, che richiama remote tradizioni testimoniate dalla Lex Spoletina, un prezioso documento lapideo redatto in latino arcaico, di cui una copia è stata collocata all’ingresso del Bosco Sacro. Il testo contiene prescrizioni per la conservazione delle selve sacre. Per gli antichi Romani nella foresta oscura vivevano presenze divine misteriose e spesso inaccessibili. Monteluco è proprio questo, è il "bosco sacro" di Spoleto:
Monteluco - Cella
una montagna non alta, coperta di lecci e attraversata ormai da facili sentieri, in cui nel Medioevo si ritiravano gli eremiti, e in cui San Francesco fondò il convento nel 1218. Il santuario di Monteluco è stato costruito nel punto dove sorgeva l'oratorio francescano e le cellette di legno sono originarie di quei tempi lontani. Secondo la leggenda, fu proprio Francesco a far sgorgare per miracolo l'acqua del pozzo.

Si lascia Monteluco per sentieri che conducono giù a Spoleto passando per l'Abbazia di San Giuliano. Chiesa databile al V secolo, fu nel corso degli anni soggetta ad innumerevoli cambiamenti strutturali ed architettonici.
San Giuliano
Luogo di meditazione e di preghiera, la piccola Abbazia si presenta con una facciata in stile romanico impreziosita da un bel portale sovrastato da una elegante trifora; al suo interno è presente un'architettura a tre navate e pregievoli dipinti del'400. Ma la caratteristica più bella dell'Abbazia di San Giuliano è la vista su tutta la Valle Umbra che si gode da questo balcone naturale.

Si scende a precipizio lungo il sentiero che taglia la strada carrozzabile e si giunge quasi a Spoleto alla incredibile chiesa di San Pietro, collocata vicino al Ponte delle Torri, cartolina postale e simbolo della città umbra.
Spoleto – San Pietro
La basilica di San Pietro extra moenia fu costruita dal vescovo spoletino Achilleo, all'inizio del quinto secolo, come luogo cimiteriale per i vescovi. Durante i secoli successivi conobbe diversi interventi di ammodernamento di cui il più importante fu quello che, alla fine del dodicesimo secolo, strutturò l'attuale facciata con gli splendidi altorilievi che la rendono una delle più belle e interessanti dell'Umbria, che illustrano scene relative alla vita del santo apostolo ed episodi di intento moralistico tratti dalla novellistica medievale (il leone e il boscaiolo, la volpe finta morta e i corvi, il lupo studente e il montone).
Spoleto – Cattedrale


Si scende l'ampia scalinata seicentesca che sta di fronte alla chiesa e si entra dentro la mirabile città di Spoleto. Innumerevoli sono i monumenti e i luoghi interessanti di questa cittadina abitata fin dalla preistoria: il Duomo o Cattedrale di Santa Maria Assunta, sorto nel 1067 sui resti di una chiesa del IX secolo. Notevoli gli affreschi del Pinturicchio nella cappella Eroli e di Filippo Lippi nell'abside della navata centrale. Le chiese di San Salvatore, di Sant'Eufemia, di San Giovanni e Paolo, la rocca Albornoziana, il Ponte Sanguinario, l'arco di Druso, la Torre dell'Olio, il teatro romano, le cinte murarie urbiche.

Spoleto – Panorama
Per noi del Girotondo è importantissima la pergamena autografa di San Francesco in una lettera indirizzata a Frate Leone conservata proprio nel duomo. La traduzione dal latino dice “fratello Leone, il tuo fratello Francesco ti augura salute e pace! Figlio mio, parlo a te come una madre. Tutte le parole che ci siamo scambiate per strada, le riassumo in questa parola e consiglio, anche se in avvenire avrai bisogno di tornare a chiedermi consiglio. Eccoti dunque il mio pensiero: qualunque modo di piacere a Dio e di seguire le sue orme e la sua povertà ti sembri il migliore, ebbene, fallo con la benedizione del Signore e con la mia obbedienza. Ma se è necessario per la tua anima, per un'altra tua consolazione, e vuoi, o Leone, venire da me, vieni!”.

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